Sei Pronto Per Il Paese?
Pasqua e 25 Aprile, Festa della Liberazione, portavano lo stesso regalo. Entrambe erano giornate di vacanza da scuola e, quindi, di festa. Avevo più o meno dieci anni quando cominciai a notare alcune differenze tra le due celebrazioni, probabilmente per la vicinanza delle date. A Pasqua in chiesa, la Domenica, tutti eleganti, grandi sorrisi, tutti felici… il pranzo, la cioccolata… Bello.
Il 25 Aprile no. Non mi sembrava una festa. Era una faccenda tremendamente seria. Mi impressionava molto l’atmosfera che si respirava. Le facce tirate, gli occhi scuri, le bandiere, il silenzio, i fazzoletti rossi, la banda del paese. Non capivo. Non capivo perché fatti accaduti tanto tempo prima generassero ancora così tanta tensione. Non avevo capito che quelli che a me sembravano anziani erano in realtà dei cinquantenni e che quei cinquantenni trent’anni prima erano lì, in mezzo a un delirio che a me e a tutto quello che avevo intorno sembrava lontanissimo nel tempo.
“Non piangete, ricordateci.” 479 sono i monumenti dedicati alla seconda guerra mondiale e alla resistenza in tutta la provincia di Reggio Emilia. 479 monumenti sparsi su un territorio di poco meno di 2.300 chilometri quadrati. Uno ogni cinque. “Cosa pensi di aggiungere sui partigiani rispetto a quanto è stato già detto e scritto?”, mi è stato chiesto nel momento in cui mettevo insieme il progetto. Nulla. Sono consapevole di non aggiungere nulla alle migliaia di storie personali, storie di tragedie, soprusi, ma anche storie di riscatto e di grande altruismo.
Il mio lavoro vuole essere una celebrazione, un gesto di riconoscenza verso migliaia di persone che ad un certo punto si sono trovate, spesso obbligate, a dover fare una scelta. Una scelta che si è rivelata determinante. Una scelta che a noi oggi, dopo oltre settant’anni, ha lasciato un’Europa che non aveva mai conosciuto un periodo di pace così duraturo. Due aspetti, durante la preparazione di questo mio Pantheon di eroi comuni, mi hanno affascinato: la modernità di questi volti e quella sensazione di sospensione temporale che si avverte nei luoghi dove sono caduti.
Certo, non si può non tenere conto, naturalmente, del fondamentale contributo che altre migliaia di uomini e donne provenienti da ogni angolo del pianeta. Americani, Inglesi, Russi. Ma anche Canadesi, Sudafricani, Neozelandesi, Australiani, Marocchini, Pakistani, Indiani. Ai quali ancora oggi va il ringraziamento per il proprio sacrificio in nome degli ideali di libertà e giustizia. Ideali che purtroppo oggi ancora in tanti luoghi sono solo sulla carta e in altri nemmeno su quella.
Non ho e non ho voluto una visione ideologica (sono di formazione Pasoliniana e lui decretava la fine delle ideologie già nel 1965) ma la quantità e la diversità dei caduti dimostrano che ad un certo punto non era più possibile chiamarsi fuori, non era sufficiente non essere partigiani, si moriva indiscriminatamente, comunque, a causa di una ferocia cieca quanto inutile. In questo mio pellegrinaggio laico nel trovarmi viso a viso con questi giovani e spesso giovanissimi, mi sono chiesto: loro hanno dimostrato di esserlo, e tu? Sei pronto per il paese?
Raffaello De Vito